
Rome Technopole School in Citizen Science. Impressioni a caldo
Simona Cerrato
April 9, 2025, 8:45 a.m.
Gli aspetti umani, le emozioni e l'impegno personale sono elementi cruciali di ogni esperienza di apprendimento. Qui raccogliamo le impressioni a caldo di alcune delle persone che hanno partecipato con diversi ruoli alla Rome Technopole School in Citizen Science.
Aleksandra Lazevski (studente universitaria)
Partecipare alla Scuola di Citizen Science a Roma è stata un'esperienza veramente trasformativa che ha rafforzato la mia convinzione nel potere della collaborazione tra scienziati e cittadini. Una delle impressioni più significative è stata realizzare che, quando si riuniscono individui con background diversi ma una passione condivisa, si possono ottenere risultati concreti e incredibili in un tempo molto breve — ed è esattamente quello che abbiamo fatto con il nostro progetto sulla resistenza agli antibiotici. Nel corso di cinque giorni dinamici, ho acquisito preziose conoscenze sulla citizen science, sul lavoro di squadra, sulla critica costruttiva e sul design thinking. Ma soprattutto, ho visto di persona ciò che ci era stato detto all'inizio: che tutti hanno conoscenze preziose da condividere. Questo percorso ha rafforzato il mio impegno verso una scienza inclusiva e guidata dalla comunità come via per soluzioni sostenibili.
Monica Andriani (insegnante)
Sono arrivata a Frascati convinta di partecipare ad un convegno di formazione dove avrei ascoltato per cinque giorni conferenze e interventi vari. Mi sono resa subito conto di aver preso un grosso granchio, con mio grande piacere ho scoperto che in quei giorni avrei fatto altro. Tutto è stato sorprendente, divertente, appassionante, coinvolgente.
A partire dall’esposizione dei progetti passando per l’assegnazione delle persone ai singoli gruppi, fino all’attività vera e propria. Sono stata assegnata al gruppo della salute della bocca: aaargh, io odio il mio dentista, ogni visita mi sembra una tortura! Invece, mi sono divertita, ho imparato a superare il mio trauma verso la visita odontoiatrica, ho lavorato in team, rarità per me, ho provato a parlare in inglese.
Marco Raoul Marini (ricercatore)
Insegnare al corso di Citizen Science di Rome Technopole è stato profondamente commovente. Vedere gli studenti riversare i loro cuori in interfacce XR che reinventavano la connessione umana ha portato lacrime di orgoglio: hanno progettato un assistente di cucina utilizzando il visore come dispositivo di supporto per imparare a preparare ricette. Un altro ha creato guide chirurgiche olografiche per guidare le mani del neofita durante procedure critiche. Hanno anche lavorato su un prototipo di interfaccia per operatori di catene di produzione industriale, dove la realtà aumentata fornisce suggerimenti e avvisi. La loro passione non era solo tecnica, ma umana. Non si sono limitati a risolvere problemi; hanno infuso empatia nel design dell'interfaccia utente, dimostrando che l'anima della tecnologia risiede nel servire le lotte silenziose dell'umanità e le esigenze dei cittadini. Che privilegio assistere alla speranza che prende forma nelle loro mani.
Salvatrice Terranova (insegnante)
La Rome Technopole School in citizen science ha portato la citizen science nel mondo della scuola e dell’università, coinvolgendo in un unico progetto docenti, alunni e studenti universitari. Ha permesso non solo di conoscere citizen science come opportunità per le persone di avere un ruolo attivo nella scienza senza subirne passivamente gli effetti, ma anche una proficua collaborazione tra individui di diversa età e con background differenti.
Gli ambiti di ricerca proposti da Rome Technopole erano alquanto diversificati e hanno generato una intensa attività di approfondimento, su tanti possibili aspetti correlati al tema, con il contributo di ciascun elemento del gruppo, con il supporto degli esperti e con il confronto costruttivo tra i diversi gruppi. Questo è stato sicuramente uno dei punti di forza della Citizen Science School.
Nel progetto di ricerca a cui ho partecipato, Designing intuitive user interfaces for VR/AR/MR Environments, io e gli altri componenti del gruppo siamo diventati co-produttori di possibili, sicuramente futuristiche, interfacce per i visori di ultima generazione.
Inizialmente mi sono trovata in difficoltà, perché non avevo mai usato un visore e pensavo che l’unico possibile utilizzo potesse essere il gioco o in un museo; rispetto agli altri elementi del gruppo, alunni di scuola secondaria, ero indietro, strana sensazione!
Ma quando ho capito lo scopo del progetto e la logica alla base dello stesso, e cioè diventare assieme progettisti per rendere il visore uno strumento utilizzabile nella vita di tutti i giorni, utile, accessibile e funzionale mi sono entusiasmata. Ho imparato che nella progettazione ogni scelta, dalla posizione dell’icona sullo schermo, alla forma, al colore, al tempo di permanenza, alle modalità di apertura e chiusura, era fondamentale. Per ogni scenario d’uso, ogni nostra opzione doveva essere adatta ad ogni protopersona, non solo al giovane appassionato di nuove tecnologie, ma anche alle mamme e papà, ai nonni e alle nonne, ai normodotati e alle persone con difficoltà e per questo occorreva valutare ogni minimo particolare.
Fondamentale è stato il metodo di lavoro, e cioè la suddivisione iniziale del gruppo in ulteriori due sottogruppi, per una prima stesura del progetto. Dal successivo confronto e dalla condivisione delle due bozze di progetto è venuto fuori un unico prodotto finale, cartaceo e simulato, che portava in sé i diversi punti di vista.
Dopo aver immaginato queste interfacce abbiamo cercato di capire se e come un progetto di citizen science potesse essere utile per svilupparle e come coinvolgere e motivare i cittadini a dare il loro contributo e il loro feedback.
Ritengo che la mia partecipazione alla Rome Technopole School in citizen science sia stata una esperienza molto formativa, per la gestione serena delle attività, per la novità nel modo di collaborare, per la sensazione di sentirsi coinvolti in un progetto comune e condiviso. La collaborazione alla pari con gli studenti mi ha permesso di vederli esprimere con naturalezza ed entusiasmo, senza il timore di essere giudicati e senza l’ansia della valutazione delle loro prestazioni. Sono ritornata con l’idea di come trasferire questo modo di lavorare nel mondo della scuola per tirare fuori il meglio che gli studenti possono dare.